Storia di un futuro sostenibile che puoi aiutarci a scrivere
Nicole Pagan e Betti Bigi
Stupirsi del silenzio e riscoprire suoni ormai attribuiti unicamente a un paesaggio rurale, passare dagli impegni serrati della routine al godere di ritmi che si aveva da bambini, ricongiungersi alla natura con rispetto, in punta di piedi…
Dallo scoppio della pandemia il mondo e le sue dinamiche si sono fermate mutando lo stile di vita abitudinario. Dal recarsi ogni mattina in ufficio allo smart-working, rimettersi ai fornelli e coltivare l’orto piuttosto che uscire a cena o mangiare cibi raffinati.
Il fermo degli stabilimenti e dei mezzi di circolazione, ad esclusione della filiera di produzione dei beni di prima necessità, ha impattato positivamente l’ambiente. I satelliti hanno rivelato una diminuzione delle concentrazioni di diossido di azoto nelle principali città europee, e in Pianura Padana (https://bit.ly/fonte-informazione).
A conferma di un miglioramento in Emilia-Romagna, le analisi dell’aria condotte dall’Arpae mostrano un passaggio da valori oltre i limiti di legge, in arancione, a soddisfacenti di colore verde. Allo stesso modo i corsi d’acqua, beneficiando di una forte riduzione dell’inquinamento, sono limpidi con un ritorno della biodiversità. Esempi lampanti sono i delfini nel porto di Cagliari e i pesci nelle acque dei canali di Venezia.
La battaglia per il clima continua!
L’urgenza di una repentina inversione riguardo al clima non è certo una novità. Sembrano lontani i venerdì organizzati dalle varie associazioni legate a Fridays for future, in cui le piazze erano affollate di slogan per salvare il pianeta, e sui tavoli del potere si negoziavano gli accordi per la transizione energetica. Posticipare l’evento principale sul clima, la COP 26, e spostare i riflettori dal Green Deal, promosso dalla Commissione Europea, non deve mettere in secondo piano la battaglia per il clima.
L’emergenza sanitaria ha messo in luce il potere dell’agire collettivo sul cambiamento climatico, considerato la più grande minaccia a lungo termine per l’umanità, tanto da parlare di correlazione tra inquinamento e diffusione del virus (https://bit.ly/fonte-informazione2). L’impatto umano sull’ambiente è reale, lo vediamo ora più che mai. Poiché piccole variazioni hanno conseguenze su scale più grandi, quali sono le buone pratiche da adottare per un futuro migliore?
Un futuro sostenibile
L’impatto ambientale di molti beni e prodotti quotidiani deriva dall’uso che ne viene fatto. Lo vediamo con la plastica ad esempio.
Se in passato si era affascinati dalle proprietà della plastica, scoprendone sempre di nuove, e impiegandola in svariati settori, oggi il suo abuso è causa di problemi alla salute degli uomini, degli animali e in generale dell’impoverimento degli ecosistemi.
Lo smaltimento dei rifiuti plastici contribuisce all’inquinamento dell’atmosfera, dell’ambiente marino e del suolo. Noi stessi beviamo e mangiamo ogni settimana 2000 minuscoli frammenti di microplastiche
(dalla ricerca dell’Università di Newcastle “No plastic in nature: assessing plastic ingestion from nature to people”).
Nonostante questa consapevolezza, bicchieri, cannucce, posate e piatti monouso, oggetti che vengono usati una volta e buttati, sono fatti di plastica. Allontanarci dalla logica del monouso, opposta ai ciclici naturali, è doveroso.
Il Coronavirus ci ha posto di fronte a differenti constatazioni riguardo alla plastica. Da un lato ha affermato la sua importanza in ambito medico e sanitario, dall’altro si mostra nelle sue vesti di “spreco”. Viene infatti enormemente utilizzata nelle consegne di ordini online e per gli imballaggi (anche se sempre più aziende stanno evolvendo verso altri materiali per i loro pacchi).
Allo stesso tempo, potendo uscire di meno, i consumatori stanno preferendo la spesa intelligente, acquistando maggiori quantità con una conseguente diminuzione degli involucri.
Le discussioni su come rilanciare l’economia nel post-crisi non si contano più.
Nell’attuale contesto è l’incertezza a far da padrona, la stessa che apre nuovi scenari. Possiamo scegliere in quale direzione orientare la risalita. Credere che un rilancio sregolato dei consumi risani l’economia, è risolutivo nel breve periodo. Nel tempo, acquistare in maniera intelligente, prediligendo qualità e durata farà la differenza.
In questo particolare momento, il “business as usual” è sospeso, non lasciamoci sfuggire quest’unica opportunità per intraprendere la strada della sostenibilità.
Evento rimandato, ma non ci arrendiamo!
Per confrontarci sull’inquinamento causato dalla plastica, specialmente in contesti marittimi, il 2 e il 13 giugno a Cesenatico si sarebbe dovuto svolgere un evento, ad oggi rinviato in data da destinarsi causa Covid-19.
L’importanza della tematica e la volontà di capire come poter contribuire attivamente sono più forti dell’imprevisto. L’invito fatto sul precedente numero di Vivi Consapevole in Romagna è rinnovato! La nuova data dell’evento verrà pubblicata quanto prima. Ci saranno esponenti del mondo civile, imprenditoriale e della pesca. Tra gli ospiti: ricercatori del Centro di Ricerche Biologia Marina di Cesenatico, l’Associazione Cetacea, Legambiente, il WWF e Pescatori del Progetto ML Repair e tante altre sorprese.
Betti Bigi
Betti Bigi ha 28 anni ed è di Novellara, un piccolo paesino in provincia di Reggio Emilia. Dopo la laurea in Relazioni internazionali ed Europee, conseguita all’università di Parma, ha svolto un tirocinio alla delegazione della Regione Toscana a Bruxelles per poi tornare in Italia, dove attualmente lavora per una società di finanza agevolata come project manager. Da sempre interessata alle tematiche socio–ambientali, partecipa attivamente a iniziative locali riguardanti l’integrazione culturale e la salvaguardia ambientale. Per il futuro sogna di poter collaborare a tempo pieno con organizzazioni pubbliche o private che sfidano i cambiamenti climatici.
Nicole Pagan
Nicole Pagan ha 22 anni ed è di Cesenatico. Da sempre interessata alle tematiche sociali e ambientali, cerca di convertire le sue passioni in impegno attivo. Durante il liceo linguistico e poi gli studi in Scienze Politiche, Sociali e Internazionali, ha partecipato a progetti di volontariato presso varie associazioni locali (DonaCibo, Centro Pace, Centro Immigrazione, presidio universitario di Libera Bologna). Ha poi svolto un anno di studi a SciencesPo Lyon in Francia, dove è entrata in contatto con una società profondamente pervasa dall’attenzione alle questioni climatiche. Dopo essersi laureata, si è trasferita a Ginevra, dove lavora attualmente per Ashoka, la più grande ONG internazionale di imprenditori sociali. Oltre a dedicarsi al progetto europeo “Giovani impegnati per la biodiversità”, sostiene, come volontaria, “Impaakt”, piattaforma di valutazione delle aziende rispetto agli SDGs, e “But make it count”, ONG che pone i rifugiati al centro del mercato del lavoro e della narrativa sociale.