Condividi e apri il mondo
Pensaci: cos’è quella cosa che anche se la cedi resta comunque anche a te? Il sapere!
Da questa consapevolezza è nato il movimento “Open”. O come Open software, Open hardware, Open cosmetic, Open mind.
Quando il creatore di Linux iniziò a diffondere liberamente il suo software avviò una vera rivoluzione. Anni di ricerca furono resi disponibili gratuitamente a tutti ed era qualcosa di realmente sovversivo.
In un mondo dove segreto industriale e proprietà intellettuale stavano muovendo da sempre l’economia, qualcuno pensò di cedere il suo sapere a tutti, in cambio della semplice dichiarazione di paternità.
Il concetto di paternità andava sostituendo il concetto di proprietà. Forse nessuno immaginava che questo approccio rivoluzionario in realtà avrebbe generato un’economia nuova.
Ora Linux, su cui si basano molti software, ha un valore stimato al ribasso di 5 miliardi di dollari e ha generato lavoro e benessere per cifre inimmaginabili. Le principali case di software utilizzano Linux come base, il kernel di Linux è la base di Internet, lo sviluppo di software open ha sbaragliato anche colossi come Microsoft, il sistema open source Android, che è in tutti gli smartphone, ha polverizzato il sistema operativo sviluppato da Microsoft, facendola ritirare dal mondo della telefonia solo perché non era open. E anche Apple sta scricchiolando.
Una piccola scheda per milioni di progetti
In realtà stava iniziando una nuova fase. Il sapere condiviso, da open software ben presto è diventato open hardware, cioè la condivisione aperta di progetti concreti, elettronica e meccanica, schemi, misure, istruzioni di montaggio libere.
Ma in tutto questo l’economia dove sta? Il brevetto, la proprietà intellettuale, sono ancora realmente possibili o il mondo è pieno di persone “open con il source degli altri”?
Non si deve essere posto il problema quel gruppo di ragazzi, vicino a Torino, che ha progettato e reso disponibile una scheda elettronica completa di un microprocessore configurabile. “Vi prego copiatemi” diceva uno di loro, Massimo Banzi. Ora le principali università di tutto il mondo usano Arduino, una piattaforma per lo sviluppo di sistemi scientifici.
Puoi fare un inseguitore di stelle per un telescopio, una stampante 3D, puoi muovere un braccio robotico, puoi controllare la distanza attraverso il tempo che impiega un raggio laser a tornare indietro dopo avere colpito un oggetto. Oggi ogni start up tecnologica si basa sulla piattaforma Arduino: milioni di progetti in tutto il mondo, migliaia di aziende, lavoro e benessere per tutti. Cose che richiederebbero anni di lavoro per essere sviluppate da un singolo uomo sono disponibili per tutti in piccole schede, acquistabili a pochi euro e configurabili a piacere in poche ore.
Dal segreto industriale alla proprietà intellettuale
Tutto questo è pura sovversione. Ma badate bene: l’approccio open, che sta cambiando tante cose nel mondo della tecnologia più avanzata, è un nuovo modo di pensare e di fare impresa che può essere applicato in tutti i settori.
Lo slogan “we are open” riassume in sostanza un atteggiamento mentale. Aprire la mente al nuovo, o in altre parole prendere il meglio partendo da quello che altri hanno già fatto, continuare da lì condividendo ogni miglioramento. Così l’evoluzione procede molto più velocemente e ognuno è attore attivo del progresso collettivo.
Inoltre il concetto stesso di produttore e consumatore ormai si fonde in un nuovo termine, prosumer (dalla fusione delle parole inglesi producer e consumer) coniato da Alvin Toffler nel suo libro The Third Wave.
Olfattiva si apre a tutti là dove c’era WASP
Proprio applicando la visione open, in occasione del trasferimento di WASP in nuovi e molto più ampi laboratori, abbiamo deciso di cedere la nostra storica sede al gruppo Olfattiva. Poiché quel laboratorio ci aveva visti nascere e crescere ci siamo guardati negli occhi e ci siamo chiesti: se applicassimo i concetti dell’open source anche al mondo della profumeria e della cosmesi?
Così a fine febbraio è nato il nuovo e molto più ampio laboratorio di Olfattiva, dove assemblare prodotti di origine controllata con materia prima selezionata, seguendo ricette collaudate. Un lavoro che si svolge con la collaborazione di cosmetologi laureati e con il supporto dell’Università di Ferrara.
Dove prima c’era WASP, con le sue stampanti 3D e la sua ricerca, Olfattiva apre quindi un nuovo laboratorio che si occuperà di estrarre i principi attivi direttamente dalle resine o dalle piante, oltre a selezionare e testare materie prime di alta qualità.
In quegli spazi sarà possibile vedere come nascono i prodotti, toccare, annusare, assaggiare, partecipare alla progettazione e alla costruzione di profumi, balsami, creme, oleoliti, ma anche aromi naturali per la ristorazione, si potranno sperimentare in prima persona alambicchi, distillatori…
Tutto questo nello spirito yes we are open.
Veniteci a trovare in viale Zaganelli 26 a Massa Lombarda (Ravenna) e partecipate a questa ecosovversione!
Massimo Moretti
È nato a Lugo nel 1959. Il padre era un contadino appassionato di meccanica e motociclette, la madre bracciante agricola. Massimo cresce nel laboratorio del padre affascinato dalle scintille che scaturiscono dalla mola a mano. Maker e smanettone dalla tenera età di 6 anni, impara i rudimenti dell’elettrotecnica all’Istituto professionale di Lugo. All’età di 15 anni resta orfano del padre colpito da una forma di leucemia allora incurabile. Per aiutare la madre e la sorella, lascia la scuola e trova lavoro nella fornace di Massa Lombarda. Combattuto fra la necessità di un lavoro e la consapevolezza che quel lavoro non è la sua via, inizia lo studio delle filosofie orientali e delle arti marziali, entrando nella Nazionale italiana, mentre segue gli insegnamenti dei grandi maestri profughi tibetani al monastero di Pomaia. A 18 anni abbandona il lavoro e, aiutato dalla madre, completa gli studi in elettronica. A 20 anni assieme a un amico fonda la prima società che si occupa di progettazione elettronica. Dopo avere sviluppato progetti per 30 anni, nel 2012 Massimo fonda WASP (World’s advanced saving project) con un gruppo di neolaureati in design del prodotto. Finanziando la ricerca tramite la vendita dei prodotti derivati dalla ricerca stessa, Wasproject sviluppa processi replicabili dal basso, collaborando con centri di ricerca in tutto il mondo per dare risposte ai bisogni di base dell’umanità.
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