Alla scoperta del rapporto che gli antichi Celti avevano con la Natura
Rosetta Bertini
Da molti anni stiamo assistendo a una guerra che la società occidentale ha di chiarato alla Natura e che non possiamo più ignorare:
● Sfruttamento intensivo della terra, non più percepita come essere senziente e in grado di trasmettere salute e saggezza a chi fosse in grado di ascoltarla.
● Inquinamento delle acque, avendone dimenticato il valore materiale e spirituale per considerarne solo l’aspetto economico arrivando all’aberrazione della privatizzazione di fonti naturali.
● Avvelenamento dell’aria; estinzione di specie animali e vegetali… Tutto in nome di una visione antropocentrica, abbagliata dalla logica del proftto “qui e ora”
Per guarire una malattia bisogna “curare” l’essere umano nella sua totalità, corpo-spirito-anima.
Siamo così abbagliati da non vedere i danni causati anche alla nostra specie: sistemi immunitari sempre più fragili che aprono la via a malattie sempre più invasive, rapporti interpersonali viziati dallo stress e con aumento esponenziale della violenza anche nelle nuove generazioni.
L’uomo del passato
Diverso era l’atteggiamento dell’uomo del passato, pervaso di rispetto e timore reverenziale per tutti gli aspetti della natura, percepita come una madre a volte severa e intransigente ma il cui potere era indiscutibile, e tutte le sue manifestazioni, anche le più pericolose, venivano vissute come parte dell’ordine naturale delle cose.
Gaia, questo nostro meraviglioso e maltrattato pianeta, offre una quantità di luoghi pervasi di “magia” e fra tutti il bosco, sito al di fuori del tempo e dello spazio, in continua mutazione nella sua apparente immobilità, spesso così ricco di piante da rendere impossibile la vista del cielo. Quello che ogni antica medicina sosteneva, cioè che per guarire una malattia bisogna “curare” l’essere umano nella sua totalità, corpo-spirito-anima, è stato infine condiviso, almeno in parte, dalla medicina allopatica e i rimedi vegetali hanno trovato riscontro nelle analisi di laboratorio. Conoscere i rimedi curativi tratti da erbe e piante che utilizzavano, i riti collettivi, il legame con il Mondo Altro, possono essere per noi fonte di ispirazione al fne di costruire un mondo migliore per noi e i nostri fgli poiché, che ne siamo consapevoli oppure no, queste conoscenze circolano nelle nostre vene. A noi spetta il compito di riportarle alla luce dal lontano passato perché:
«Il passato è un’interpretazione. Il futuro è un’illusione. Il mondo non si muove lungo il tempo come se questo fosse una linea retta che procede dal passato verso il futuro. Il tempo si muove attraverso di noi e dentro di noi secondo spirali infnite»
(Elif Shafak, 2010)
Rosetta Bertini
È naturopata, scrittrice e regista teatrale. Da molti anni studiosa di antiche culture e di discipline naturali. Vegetariana da oltre trent’anni presta particolare attenzione all’alimentazione e al cibo come medicamento. Il bosco sacro è il suo quarto libro dopo: Il dio delle donne, romanzo storico; Antichi saperi antichi sapori, raccolta di ricette di cucina povera dimenticate e Il risveglio dell’insonne e altre storie che contiene racconti e testi teatrali.
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