La poesia nell’arte orafa romagnola di Whiteleaves
Dalla passione orafa di Silvia nascono i meravigliosi gioielli che rappresentano la dolcezza di un mondo perduto: quella che ritrovi ammirando un pettirosso, ascoltando il fruscio delle foglie di una maestosa quercia, oppure accarezzando un gatto sornione sdraiato su un muretto.
La natura e i momenti più poetici del nostro quotidiano prendono forma in queste creazioni in cui ognuno può ritrovare un po’ di se stesso, indossando momenti di vita vera, da assaporare.
Ciao Silvia, quando vedo indossati i tuoi gioielli non posso non incantarmi. Sono gioielli in metallo eppure sono leggeri come foglie nel vento e rompono il vuoto come pochi altri sanno fare. Parlano al lato poetico che è in ognuno di noi… Qual è il tuo segreto?
Ciao Romina, grazie per quanto hai appena detto, sono felice e lusingata nel sentire queste parole, mi emozionano e direi che gran parte della risposta sta qui, già nella tua domanda…
La verità è che se ti fermi ad ascoltare, molte più cose di quelle che immagini suoneranno dolci e armoniose, sprigionando energia e vitalità. Io cerco di riportare tutto quello che mi tocca il cuore sul metallo.
Vuoi raccontarci da dove sei partita e qual è il sogno che ti guida?
Certo; direi che più che da un vero progetto studiato a tavolino, Whiteleaves e tutto ciò che vi è collegato, nascono da un’esigenza. Avevo da poco perso il mio precedente impiego e ho pensato di “far fruttare” le capacità che avevo nella lavorazione dei metalli. Mettere addosso i sogni è un concetto che mi ha sempre affascinata, per questo, oltre a lavorare per il mio marchio, realizzo anche pezzi su commissione, gioielli unici che creo dopo aver ascoltato i racconti di chi desidera un gioiello speciale che rappresenti con parole o simboli una particolare storia. La cosa mi appassiona molto!
Il tuo è un lavoro prettamente artigianale: quali sono le difficoltà che incontri oggi, a fare un lavoro oramai così raro e sicuramente impegnativo?
Beh, le difficoltà in campo lavorativo in questo periodo storico credo siano le medesime per chi sceglie di aprire un’azienda, non è più come un tempo quando, se dimostravi impegno e dedizione, avevi buona parte della strada spianata (come si dice qui). Ad oggi tutti i giorni mi alzo e so che dovrò scalare una montagna – non la solita, perché tutte le giornate sono differenti ed imprevedibili – dunque indosso scarpette comode nell’anima e parto! Ma credo che sia ciò che fanno in molti! Il fatto invece che questo sia un lavoro non più molto diffuso mi ha sicuramente caricata, poiché lo vedo anche come un modo di riportare a galla le tradizioni e la cultura. Il fascino di una donna che si “agghinda” è intramontabile, e poter vedere una persona che decide di stupirne un’altra affidandosi alle mani di un artigiano è sempre emozionante!
Dirò dunque che le difficoltà si tramutano in sfide, non credo di aver tempo per lamentarmi, quindi vado avanti con fiducia e passione.
Come nascono i tuoi gioielli?
Le idee arrivano dall’attenzione e dall’ascolto; per Whiteleaves traggo ispirazione dalla natura che mi circonda. Un sentito grazie va al luogo in cui ho la fortuna di abitare, diciamo che la casa nei pressi del bosco mi fornisce molti spunti! Anche per le linee connesse a Whiteleaves, mi affido alle emozioni provate durante il giorno, dopo un incontro speciale, a frasi uscite fuori mentre sono a cena con gli amici, ai discorsi dei miei figli (dentro ai quali spesso è racchiuso un mondo magnifico).
Per dedicarmi alla realizzazione di pezzi unici che mi vengono commissionati, invece, sia esso un gioiello per il committente stesso o creato per essere donato, chiedo sempre informazioni sulla persona che lo riceverà, non note personali ovviamente, solo pochi appunti caratteriali, così da essere più vicina alla sensibilità di quella persona e provare a disegnare qualcosa a doc per lei!
I miei compagni di viaggio, parlando di materiali, sono diversi: impiego ottone, rame, argento e bronzo. I prototipi per Whiteleaves sono realizzati in ottone o in argento, tutti disegnati, tagliati, saldati, limati e rifiniti a mano. La produzione avviene mediante la tecnica della fusione a cera persa, per passare poi a differenti bagni in flash di oro. Per la concretizzazione di un pezzo unico avviene la stessa cosa, escluso il passaggio della produzione, trattandosi appunto di un solo esemplare: qui spesso decido di fondere in un unico gioiello tre o quattro dei diversi metalli menzionati sopra, quasi sempre lasciandoli “al naturale”.
In tutti i casi eseguo sempre il disegno dell’idea che ho in mente sulla lastra di metallo che intendo lavorare, poi con l’ausilio di archetto, lime, saldatori… Il pezzo prende forma.
So che stai preparando una nuova collezione dedicata alla terra di Romagna. Puoi parlarci di questa novità e di cosa ti ha spinto a idearla?
Uno dei nuovi progetti, prossimamente in uscita, è una collezione ispirata alla nostra Romagna. Ho deciso di realizzare alcuni disegni che avessero dentro la convivialità, il buon umore, la cortesia e l’allegria di questa terra perché spesso, noi che l’abitiamo, tendiamo a dare per scontate le caratteristiche che ci appartengono. Credo invece che dovremmo farne tesoro, raccontarle ed esportarle, per far conoscere quanto realmente sia bello questo luogo, interessante e coinvolgente sia sotto l’aspetto naturalistico che in campo architettonico e altrettanto esilarante per il lato umano! La “collezione Romagna” racchiude quattro disegni dedicati all’entroterra e quattro dedicati al mare, così, tra collane e anelli, ho cercato di immortalare la quotidianità e la spontaneità di questa terra, concentrandomi sui “simboli” che ci contraddistinguono, simboli che possano far immaginare la Romagna per come è anche a chi non è mai stato qui. Mi piacerebbe allargare la collezione in futuro, ideando disegni che entrino ancor più nel dettaglio, sottolineando gli aspetti dei differenti stili di vita divisi tra la realtà rurale e quella marittima, come se i gioielli diventassero un libro in cui poter leggere solo la prima riga e, guardandoli, continuare a immaginarsi e inventarsi lo svolgimento di quella che è o è stata la storia di ciascuno di noi.
Intervista a Silvia Santoli a cura della Redazione
Chi è Silvia Santoli
Silvia nasce a Cesena nel febbraio del 1983. Dopo aver studiato come perito turistico decide di dedicarsi allo sviluppo di quell’arte manuale che da sempre affascina. Inizia dunque un percorso da autodidatta, imparando a lavorare i metalli, che la porterà poi a incontrare persone che, facendolo come mestiere, le insegneranno ad approfondire la sua tecnica. Oggi è titolare del marchio di monili Whiteleaves e di un laboratorio di produzione di gioielli sito nel Cesenate.
Per maggiori informazioni: www.whiteleaves.it