A Dovadola il fornaio che conquista i 3 pani e il premio “miglior panetteria legata al territorio” del Gambero Rosso
Fabio Cappelletti
“Dat da fè” o “dat ‘na mosa” sono parole che sento dire fin da bambino.
Mi viene in mente mia nonna Dolores che su questi concetti ha costruito la sua vita e cresciuto 6 figli, fra cui mio babbo, e tutti i nipoti. Questo modo di dire ci appartiene: è intrinseco nello spirito di noi Romagnoli, tutta gente sempre molto attiva e disposta a darsi da fare.
Darsi da fare è anche nelle caratteriste di colui che di fronte agli insuccessi, invece di lamentarsi su come l’universo sta cospirando contro di lui, si rimbocca le maniche, attua un approccio proattivo, cerca e trova la maniera di risolvere e ribaltare il suo insuccesso in qualcosa di gratificante e costruttivo.
Nella mia vita ho sempre avuto attorno persone, soprattutto familiari, che si sono sempre date molto da fare: deve essermi rimasto impresso nella mente, nelle attitudini e forse nel mio DNA. Credo sia per questo se sono il tipo a cui non piace oziare. Non riesco proprio a stare senza fare niente: sono sempre “in moto”, cercando di realizzare i mie sogni, i miei talenti e le mie idee, avviando tanti progetti. Adoro aver la possibilità di sperimentare e provare cose nuove, è un aspetto della mia vita che mi piace tantissimo.
Ma la cosa che amo di più è sapere che, quando ci si dà da fare, arrivano prima o poi le soddisfazioni e a volte anche bei riconoscimenti.
Le sorprese, quelle belle!
Verso i primi di maggio ricevo una email dal Gambero Rosso, la nota casa editrice italiana specializzata in enogastronomia, nella quale chiedono una mia foto mezzo busto a colori mentre sono al lavoro in laboratorio.
Dopo alcune mail sui dettagli della fotografia, mi viene spontaneo domandare a cosa sarebbe servita e nel caso quando e dove veniva pubblicata. Silenzio totale: per circa quattro settimane non ricevo nessuna risposta, tant’è che mi dimentico completamente della cosa.
Verso fine maggio mentre sono in casa con i miei figli ricevo una telefonata proveniente da Roma da un numero sconosciuto. È Laura del Gambero Rosso. Mi spiega che quest’anno, per la prima volta, è stata redatta una guida sui migliori pani e panetterie d’Italia. La valutazione scelta, per le migliori panetterie da loro selezionate, è da 1 a 3 pani, proprio come la guida enogastronomica dà ai ristoranti da 1 a 3 forchette.
E la frase successiva che sento arrivare dall’altra parte della cornetta quasi mi toglie il fiato: “Fabio, il vostro panificio ha ottenuto il massimo della valutazione: vi siete meritati i 3 pani!”
Mi riempio di gioia e inizio a esultare – silenziosamente – sotto gli occhi dei miei figli che mi guardano un po’ stupiti: mi sentivo tipo in curva allo stadio, ve lo giuro!
Ma non finisce qui: Laura mi dice che hanno dato anche cinque premi speciali e il nostro forno ha ottenuto quello come miglior panetteria legata al territorio (pane e territorio). Che felicità!
Così mi invita a Roma, alla presentazione di questa nuova guida in cui vengono premiati ufficialmente le panetterie che hanno ricevuto i 3 pani e i premi speciali. Do la mia disponibilità ad esserci e dopo averla ringraziata, ringrazio l’universo, e ci salutiamo.
Ora posso esultare davvero: inizio a saltare in giro per casa, alzando le braccia al cielo!
I 3 pani sono un riconoscimento incredibile ma ancora di più è il premio speciale “pane e territorio” che mi elettrizza. È il più bello da ricevere, perché valorizza esattamente quello che la mia famiglia e io stiamo portando avanti da 40 anni.
I miei figli mi guardano sempre più allibiti e io, con le lacrime agli occhi, gli spiego che al telefono ci hanno avvisato di aver ottenuto un importante riconoscimento: mi sento come quando Jz4 (Javier Zanetti, capitano dell’Inter del triplete) alza la coppa dei campioni al Santiago Bernabeu di Madrid e, siccome come tutti gli interisti ho fatto l’errore di far conoscere molto bene questo successo calcistico ai miei figli, loro capiscono immediatamente cosa ci stava accadendo. E lì scatta l’abbraccio collettivo, forte, fino a stringere il cuore.
Racconto tutto ciò ai miei genitori, a mio fratello e a tutti i ragazzi che collaborano con noi, chiedendo di mantenerlo segreto fino al giorno della presentazione della guida, il 20 giugno.
Così giovedì 20 giugno la sveglia suona alle 6:00. Io e Federica, la mia compagna di vita e mamma dei nostri figli, mettiamo il pane in valigia, prendiamo il treno e ci avviamo verso Roma che per quel giorno diventa la capitale del pane: ci sono tutte le migliori panetterie italiane lì, riunite alla corte del Gambero Rosso.
È il primo giovedì, dopo 10 anni, che non sono presente al nostro banco del pane al mercatino di produttori locali biologici di Forlimpopoli. Ora che sanno il motivo, spero che gli amici che ci hanno sempre sostenuto possano perdonarmi, anzi vorrei ringraziarli pubblicamente perché se è arrivato questo riconoscimento è anche grazie a tutti loro!
Arriviamo a Roma verso le 9:30, usciamo dalla stazione Termini. C’è una lunga coda ai taxi. La presentazione e premiazione inizia alle 11:00 e noi dobbiamo arrivare in anticipo per allestire un piccolo banchetto con il nostro pane e le altre cose che abbiamo portato. Per fortuna arriviamo in tempo e, ancor prima di entrare nel palazzo che ospita l’evento, in strada, vedo ragazzi a piedi che portano sulle spalle un cesto di pane. Capisco subito che saremmo in buona compagnia. Poi salgo le scale e vedo altri ragazzi con una maglietta che inneggia la pasta madre. Bene, questo è il mondo che mi piace!
Prendiamo l’ascensore assieme e dopo esserci scambiati due parole, la porta si apre su una sala senza mura, tutta vetrata. C’è una luce bellissima e un buonissimo profumo. Troviamo la nostra postazione e mentre facciamo conoscenza coi vicini, ci apprestiamo a preparare il nostro banchetto: è una ambiente molto bello, curato, dove si respira la passione di tanti giovani panificatori, pieni di entusiasmo. Ci siamo sentiti subito a nostro agio: abbiamo iniziato a chiacchierare e divertirci con i ragazzi di fianco a noi, gli amici del Forno Brisa, che hanno un merchandising di magliette e adesivi esplosivo, che mi fa subito capire di aver accanto dei “pazzi”, tanto quanto me! Conosciamo poi le ragazze del forno Le Polveri di Milano che, da come si evince seguendo i loro canali social, sono eccezionali ed eleganti… Un vero piacere essersi conosciuti. Incontriamo anche Davide Longoni: ne ho sempre sentito parlare, lo seguo sul web, ma conoscerlo di persona mi ha dato la sensazione di parlare con un gigante buono, uno dei padri del nuovo movimento di fornai contadini, davvero una bella persona!
Vicino a noi ci sono anche i ragazzi che hanno preso il premio speciale “Panetteria emergente”. Sono molto giovani e hanno un sacco di entusiasmo, il loro laboratorio si chiama Micropanificiomollica: hanno portato un pane fatto con una pasta madre di solo cacao, molto molto interessante.
C’è da perdersi tra tutte queste eccellenze: ognuno ha una sua peculiarità, una propria storia, un sogno nel cassetto ben chiaro, ma la cosa che più mi colpisce è che siamo tutti ragazzi giovani con tantissimo entusiasmo e tanta voglia di condividere, cooperare e collaborare.
Il modo migliore per celebrare il nostro 40° compleanno
Si parte con la presentazione della nuova guida del Gambero Rosso e subito dopo al via la cerimonia di premiazione. Salgo due volte sul palco e, con il cuore a mille, ringrazio al microfono il Gambero Rosso a nome di tutta la mia famiglia. Quest’anno il Forno biologico Cappelletti e Bongiovanni compie 40 anni e non avrei potuto immaginare regalo più bello per tutti noi.
Finita la celebrazione, torniamo tutti al piano di sotto per conoscersi e far assaggiare agli invitati i nostri pani. Vengo intervistato da Radio Rai, da alcune riviste che trattano di panificazione, pasticceria e cucina e ho il grande piacere di incontrare altri panettieri come Del Mastro, Panificio il Toscano, Marcarino Roddino, Panificio Moderno e tanti altri. In chiusura rimaniamo in pochi: scambiamo abbracci e parole con Jonny e Davide di O’ fiore mio Hub, l’altro forno romagnolo premiato con i 3 pani e ci diamo appuntamento per condividere ancora le nostre esperienze.
Rientriamo la sera a casa, con i due premi sotto braccio e subito condividiamo il risultato con il nostro staff, poi tramite i nostri canali social ringraziamo tutti.
Ringraziare tutti può sembrare spesso una cosa scontata, ma in questo caso non lo è! Il premio “Miglior pane legato al territorio” è speciale per noi, anzi, visto i motivi per cui facciamo questo lavoro, è il premio dei premi. Un premio che però non si ottiene da soli.
Sì, perché sarebbe stato impossibile raggiungere questo riconoscimento solo per merito nostro: è invece frutto di anni di ricerca sulle materie prime locali, anni di collaborazione con piccole realtà del nostro territorio, filiere costruite con passione e rispetto di quello che ci circonda, reti con altri agricoltori e trasformatori locali come il mercatino di Forlimpopoli, l’associazione Vivi Consapevole in Romagna, il Mulino Pransani e la rete dei suoi agricoltori.
Se credi nel territorio, anche lui crede in te!
Il nostro lavoro da anni scommette sul territorio. Scommettiamo sulle persone che lo abitano, sulle loro idee e passioni, puntiamo sulla Natura e sulle risorse disponibili. Ci diamo da fare perché crediamo che tutto ciò abbia un valore inestimabile e il nostro obiettivo è valorizzarlo nel migliore dei modi.
È ora di smetterla di competere con i nostri vicini. Dobbiamo invece iniziare a cooperare, insieme, perché è questa l’unica via che può portare a un futuro sostenibile e più felice, per noi e per la nostra terra!
Dobbiamo far sì che premi come quelli che abbiamo ottenuto possano essere uno stimolo, un aiuto per l’economia del nostro territorio ed essere capaci di far tornare le persone a credere, credere nel posto in cui viviamo e nell’opportunità che abbiamo di renderlo migliore. Allora non sarà più una sola realtà, ma tutta la comunità a trarne beneficio, un beneficio così grande che forse non riusciamo nemmeno a immaginare.
Più siamo a darci da fare, più siamo in grado di cambiare!
Darsi da fare, Nel Nome del Pane
Ve l’ho già detto che non riesco a stare fermo: mi piace un sacco darmi da fare! Ecco perché da novembre scorso ho avviato insieme alla mia “famiglia del forno”, un nuovo progetto che ha preso vita con la costituzione dell’azienda agricola “Nel Nome del Pane”.
Coltiviamo cereali che poi trasformeremo in pane: un altro modo per valorizzare ancora di più il nostro territorio e il pane che andremo a produrre. Abbiamo rilevato un terreno semi abbandonato e con tanti sforzi, fatica, tempo, sudore, energia e passione, stiamo cercando di ridargli il valore e il rispetto che merita. Quest’anno abbiamo seminato senza l’aratura dei campi per un maggior rispetto della terra, senza l’utilizzo di nessuna concimazione e senza spruzzare sul grano o sulla terra nessun prodotto chimico.
Il grano che abbiamo seminato è una varietà “antica” denominata Terminillo… Quando uscirà questo articolo avremo già raccolto e probabilmente già fatto le prime prove di panificazione con la farina proveniente da quel grano cresciuto nei campi di cui ora siamo custodi, ad un paio di km dal nostro laboratorio di Dovadola.
Lo ripeto: darsi da fare è il mezzo migliore per poter cambiare. E vi saluto ricordando ancora le parole di nonna Dolores: “quando c’è qualcosa che non ti va bene, invece di lamentarci e criticare, dat ‘na mosa!”.
“Se ti dai da fare sicuramente otterrai dei risultati o comunque creerai situazioni che possono aiutarti ad ottenerli. Se non ti dai da fare, rimani fermo, lontano da ciò che desideri.”
Fabio Cappelletti
Fabio Cappelletti è nato e risiede a Dovadola (FC), nelle prime colline dell’Appennino tosco-romagnolo. Da sempre è appassionato di boschi, fiumi, piante e tutto ciò che la natura crea. Le sue esperienze lavorative nel settore dell’allevamento industriale e in campo farmaceutico gli hanno dato la possibilità di capire di persona come funzionano certe tematiche, al giorno d’oggi. Di conseguenza, il suo processo naturale di crescita personale lo ha portato a cambiare il suo stile di vita. Fabio crede nel cambiamento e quotidianamente si impegna per realizzarlo. Da nove anni gestisce il Forno Biologico Cappelletti e Bongiovanni, l’attività di famiglia da due generazioni, panificando a pasta madre e utilizzando farine locali di grani antichi. Ha una grande passione che è quella di andare a cercare tartufi nelle nostre colline.