Ti piace il sistema economico che abbiamo?
Alcuni anni fa in Germania hanno fatto un sondaggio con questa domanda e l’80% degli intervistati ha detto che vorrebbe cambiarlo. Non sono a conoscenza di sondaggi simili in Italia, ma immagino che anche qui da noi si sogni un’economia che metta al centro le persone e non il denaro.
Robin Hood al contrario
Immaginate un mondo in cui un’elitè pari al 5% della popolazione possiede oltre il 90% della ricchezza e si arricchisce automaticamente, anno dopo anno, per il solo fatto di esserlo già. Tutto questo avviene lucrando sul lavoro del restante 95% delle persone, di cui una gran parte di queste diventa sempre più povera. Ora immaginatevi cose succederebbe a un mondo fatto in questo modo: sarebbe pieno di invidia, odio, furti, omicidi, guerre, invasioni. Assomiglia al mondo di oggi? È il mondo attuale, a partire dalla distribuzione della ricchezza.
In effetti, viviamo in un sistema economico che si potrebbe chiamare Dooh Nibor, Robin Hood letto al contrario. Un sistema che ruba ai poveri per dare ai ricchi, come dimostra l’aumento smisurato della forbice esistente tra i 2 censi. Secondo il rapporto dell’Oxfam, “Un’economia per l’1%”, nel 2015 appena 62 persone possedevano la stessa ricchezza della metà più povera della popolazione mondiale, mentre nel 2010 erano ancora 388. Nello stesso periodo la ricchezza delle 62 persone più ricche è aumentata del 44%, invece quella della metà più povera della popolazione mondiale si è ridotta del 41%. Sorprendente come tornano i conti. A partire dal 2016, l’1% della popolazione mondiale possiede più ricchezza del restante 99%. In Italia la situazione non è diversa, basta pensare che dal 2010 al 2015 il numero di miliardari è passato da 13 a 39, mentre il numero delle persone che vivono sotto la soglia della povertà è raddoppiato.
Un grande contributo alla rapina dei poveri viene dalla borsa che drena soldi dalla classe media per investirli nelle imprese che producono risultati economici migliori. Il modo più facile di avere rendite alte è sfruttare le persone e l’ambiente e portare la produzione in Paesi dove questo è più facile e spesso legale. Investire in borsa vuol dire sostenere economicamente chi sfrutta le persone: distrugge il tessuto sociale, inquina e violenta l’ambiente.
Per decenni ci hanno raccontato che il benessere dipende dal volume di consumo. E sono riusciti a convincere gran parte delle persone che il benessere è proporzionale al consumo. Ancora oggi gli economisti parlano di PIL, di aumentare il consumo per stare meglio.
Per fortuna sempre più persone cominciano a capire che l’Economia del bene comune è legata al benessere, alla salute, ai buoni rapporti sociali, all’avere tempo per se stessi. Sono valori che l’attuale economia non considera o peggio distrugge. Vale la pena rinunciare a questi valori autentici per un pugno di euro? L’attuale economia mette le aziende in spietata competizione per la sopravvivenza e questo fa emergere le qualità peggiori delle persone. Così si affermano valori come competizione, diffidenza, sopraffazione, sfruttamento. Bisogna correre, produrre, essere cattivi per superare gli altri. Una situazione tragica che crea un enorme stress a tutti, non risparmiando nessuno, dal top manager fino all’operaio della catena di montaggio. È questo il mondo che vogliamo?
EBC: Economia del Bene Comune
Per tutti questi motivi urge introdurre un sistema economico che sia al servizio delle persone e che abbia come obiettivo il bene comune, tra l’altro chiesto dall’art. 41 della Costituzione Italiana.
Un sistema che premia le attività economiche che lavorano per il bene comune, invece di punirle come succede ora.
L’Economia del Bene Comune (EBC) è nata alcuni anni fa in Austria dalla volontà di un gruppo di imprenditori, teorici ed economisti, stimolati dallo scrittore e storico austriaco Christian Felber, a proporre un nuovo modello economico che metta al centro delle attività le persone e l’ambiente. Se fosse adottato dai governi cambierebbe il mondo nel giro di pochi anni e porterebbe al centro di ogni attività economica il bene comune. Potremmo finalmente avere un mondo in cui tutti possono vivere con dignità, in pace e in un ambiente salubre. Sì certo, è un’utopia, ma ricordatevi che le conquiste di oggi erano utopie di ieri.
Intanto in Austria e in altri Paesi ci sono già migliaia di piccole e grande aziende che seguono l’EBC e con le loro scelte indirizzano le attività con cui sono in contatto verso il bene comune.
Il bilancio del bene comune
L’impresa che segue l’EBC presenta, oltre al normale bilancio economico, un bilancio che descrive quello che fa per il bene comune. Il bilancio del bene comune è il punto focale dell’EBC e viene redatto seguendo una matrice periodicamente aggiornata grazie alla collaborazione di centinaia di persone che praticano l’EBC.
La matrice prende in considerazione la dignità umana, la solidarietà, la sostenibilità ecologica, l’equità sociale e il grado di democrazia e trasparenza. Il bilancio valuta questi valori in riferimento a 5 grandi aree: fornitori, finanziatori, titolari/collaboratori, clienti/prodotti/servizi e sociale. Per ogni punto viene valutato come l’impresa si colloca in riferimento ai valori stabiliti, considerando anche lo stato d’arte del proprio settore, e di conseguenza si assegna un punteggio per ogni punto. La somma dei singoli punteggi, meno eventuali sottrazioni legate a criteri negativi, è il risultato del bilancio del bene comune.
L’idea geniale dell’EBC è di tassare le aziende secondo il punteggio ottenuto. Chi lavora in pieno per il bene comune non paga le tasse, perché ha già assolto il proprio dovere verso la comunità, chi invece è lontano dal bene comune paga una percentuale proporzionale alla sua distanza. In questo modo sfruttare le persone e inquinare non è più economicamente conveniente.
Azione virale dell’EBC
A questo punto potrebbe sorgere una domanda: che vantaggi può portare l’EBC alle aziende fino a quando non sarà introdotta per legge? Domanda tipica per chi non è abituato a pensare al bene comune. Dobbiamo finalmente capire che il bene comune è la base per il bene di ciascuno e che alla fine si raccoglie sempre quello che si semina. Perciò se vogliamo un’altra economia dobbiamo essere i primi a dare il nostro contributo, essere coerenti anche se questo ha un costo. Seguire l’EBC aumenta prima di tutto la propria consapevolezza su come ogni aspetto di un’attività incida sul tessuto sociale e sull’ambiente e fa capire che potere abbiamo per cambiare le cose. Facciamo un esempio. Normalmente il criterio principale di un’azienda per scegliere un fornitore è il prezzo del bene da acquistare. Viene premiato chi ha il prezzo più basso, ma solo raramente questo dipende dalla bravura dell’imprenditore. Il più delle volte il prezzo basso è legato allo sfruttamento di persone e dell’ambiente, a paradisi fiscali ed evasione. Se invece chiediamo al fornitore che contratti hanno i suoi dipendenti, cosa fa per l’ambiente e così via, posso fare una scelta consapevole e premiare chi fa di più per il bene comune. Pagheremo qualcosa di più, ma avremo rinforzato un’economia diversa. E se un certo numero di attività pone queste domande, probabilmente anche il fornitore comincia a stare più attento al bene comune. Ecco come l’EBC diventa virale.
EBC per le famiglie
In Italia esistono attualmente due gruppi regionali, Sudtirolo e Verona, che sono riuniti nella Federazione per l’Economia del Bene Comune in Italia con sede a Bressanone.
Insieme al Tavolo delle Reti di Economia Solidale, il movimento Bilanci di Giustizia e la Banca Etica, la Federazione ha sviluppato una matrice che permette a persone singole e famiglie di valutare quanto il loro stile di vita e le loro scelte siano conformi al bene comune e fornisce importanti spunti per incidere di più su di esso.
Come consumatori abbiamo tutti i giorni la possibilità di votare per un’economia diversa. Ogni acquisto è in fondo un voto per il mondo che c’è dietro al prodotto. A differenza della politica, l’economia è molto sensibile a quello che “votate”. Lo dimostrano le campagne di Greenpeace che spesso riescono a far cambiare pratiche distruttive alle multinazionali.
«Come consumatori abbiamo tutti i giorni la possibilità di votare per un’economia diversa. Ogni acquisto è in fondo un voto per il mondo che c’è dietro al prodotto».
EBC in Romagna?
Sono convinto che l’EBC sia un tema importante per un vivere più consapevole in Romagna. Dobbiamo diventare sempre più coscienti che le nostre scelte, sia da privati e ancor più come aziende, determinano il futuro non solo della Romagna, ma dell’Italia e del mondo.
Il mio sogno è che la Romagna diventi nel giro di qualche anno una regione consapevole, un esempio per l’Italia e il mondo. In fondo è sempre stata una terra fatta di persone che non si sottomettono agli sfruttamenti.
In Romagna, come del resto in quasi tutta l’Italia, non esiste ancora un gruppo regionale dell’EBC.
L’azienda agricola Remedia di Sarsina è, da un anno e mezzo, membro del movimento EBC e ha definito per ogni punto della matrice delle linee guida interne. Questo lavoro ha contribuito a individuare i punti forti e deboli rispetto al bene comune e ha dato importanti spunti per migliorare alcuni aspetti. Attualmente sta lavorando a redigere il bilancio del bene comune. Ora vorremmo trovare altre aziende e anche privati con cui costituire un gruppo della Romagna e dare un contributo per lo sviluppo dell’EBC.
Chi è interessato può contattarmi all’indirizzo email hubert@remediaerbe.it.
Ulteriori informazioni sull’Economia del Bene Comune le potete trovare sul sito: www.economia-del-bene-comune.it
Scritto da Hubert Bösch
Chi è Hubert Bösch?
Cofondatore di Remedia, ricercatore, naturopata, scrittore. Come ricercatore si occupa attualmente dello Spirito degli Alberi e dell’utilizzo delle energie sottili. Il suo impegno per il bene comune l’ha portato a fondare una comunità negli anni Settanta, a scrivere diversi libri per avvicinare le persone alla Natura, a condividere le sue esperienze e conoscenze, a fare scelte coerenti con i princìpi del bene comune.
Per contattarlo scrivi a hubert@remediaerbe.it