Come si diceva una volta, moglie e buoi dei paesi tuoi
Intervista a Simona Cannataro, a cura di Andrea Giulia Pollini
Moglie e buoi dei paesi tuoi” è un vecchio detto popolare che ci insegnava che è importante dare valore alle persone e alle cose di “casa tua”, della tua città o regione ed è proprio questo quello di cui voglio parlarvi. L’Alveare che dice Sì! è un grande progetto partito tre anni fa in Francia, ma che sta già spopolando in tutta Europa. Ha contagiato anche noi Romagnoli, infatti dopo l’apertura a Bologna, l’Alveare che dice Sì! sta arrivando anche a Cesena.
Si tratta di un’idea rivoluzionaria di filiera corta che si fonda sull’economia partecipativa, la famosa sharing economy. Non ci vogliono permessi speciali, né grandi aziende, ma solamente passione per il cibo e un po’ di buona volontà.
Questa fantastica idea nata principalmente per promuovere i piccoli artigiani e contadini locali permette a tutti di partecipare e di sostenere una realtà innovativa e a km zero.
Ciao Simona e grazie mille per la tua disponibilità. Abbiamo notato il vostro progetto perché ci ha colpito molto la vostra presenza in tutta Europa e la vostra forza e nel voler cambiare in modo consapevole il mondo. Raccontaci come è nato il progetto e perché avete scelto un nome così particolare. In cosa rispecchia un alveare naturale?
L’Alveare che dice Sì! arriva in Italia alla fine del 2015, sulle orme del progetto francese “La ruche qui dit oui”. Il fondatore di questa startup, Eugenio Sapora, lavorava in Francia e faceva la spesa nella Ruche del suo quartiere: si è appassionato così tanto al progetto che ha abbandonato una avviata carriera da ingegnere per tornare in Italia e fondare un ”Alveare che dice Sì”.
Il nome evoca la forza di un gruppo, in questo caso un gruppo d’acquisto, e denota quanto l’apporto del singolo sia fondamentale per la riuscita di un progetto collettivo, proprio come all’interno di un vero alveare.
Nella pratica funziona così: ogni produttore della rete ha un suo minimo d’ordine, ovvero una cifra minima da soddisfare per sostenere le sue spese di viaggio e la consegna. Se quella cifra viene ripartita tra i membri di una comunità sufficientemente numerosa, sarà facile per il produttore raggiungere il suo minimo e ognuno potrà sentirsi libero di acquistare anche delle piccole quantità di prodotto. Quando il minimo è raggiunto, l’Alveare ha detto sì e il produttore verranno a consegnare personalmente la spesa ai membri dell’Alveare.
In che cosa è un progetto innovativo? Perché è un cambiamento vitale per la società e come è organizzato l’alveare? I vostri prodotti sono biologici e lavorate con agricolture ecosostenibili?
Il progetto si basa su un’idea semplice e antica, e cioè quella di acquistare quello che mangiamo direttamente da chi lo produce. La parte innovativa è la nostra piattaforma, che è strutturata in modo tale da far sì che anche chi è da solo e non vuole o non può impegnarsi in progetti solidali, possa sostenere attraverso i suoi acquisti la filiera corta e la piccola produzione locale. Ci si può iscrivere a un alveare in maniera completamente libera: non ci sono abbonamenti, né minimi d’ordine o obblighi di acquisto. Ognuno compra solo quando vuole, solo quello che gli è necessario. In questo modo cerchiamo anche di ridurre gli sprechi alimentari: chi vive da solo difficilmente riesce a smaltire una cassetta mista di frutta e verdura, ma se fa la spesa all’alveare può comprare anche solo sei uova e 1 Kg di mele, per intenderci.
Ogni alveare ha un suo gestore, un privato cittadino o un’associazione che si incarica di visitare e di selezionare i produttori, radunare la comunità, organizzare le vendite attraverso il portale (e tutto sempre con il nostro supporto).
Per questo suo lavoro, il gestore percepisce un compenso: il 10% di ogni vendita settimanale del suo alveare. Non è un guadagno paragonabile a un lavoro a tempo pieno, ma se l’alveare funziona bene può diventare un interessante reddito complementare.
Tra i produttori ci sono tanti certificati biologici e altrettanti con altre certificazioni, ma abbiamo deciso di non imporre certificazione, dato che conosciamo tantissimi piccoli produttori che per scelta o per necessità non la prendono, ma che lavorano nel modo più naturale possibile.
La forza del progetto è anche la conoscenza diretta delle persone con cui lavoriamo: la spesa ogni settimana ci viene distribuita in Alveare direttamente dalle mani dei produttori, il che vuol dire che possiamo chiedere loro continuamente lumi sul loro lavoro. E anche andare a trovarli, se vogliamo! I gestori spesso organizzano coi membri delle loro comunità delle bellissime “Alverigite” dai produttori. La nostra oggi è una rete di gruppi d’acquisto che è diventata di respiro europeo, e che vuole cambiare il modo di fare la spesa di quante più persone possibili. Attraverso il nostro sito i produttori locali e consumatori si uniscono per accorciare la filiera alimentare e sostenere il consumo di prodotti freschi, genuini e a km zero. Posso comprare nell’alveare sotto casa dai produttori più vicini, ma posso anche andare in Spagna o in Francia e fare lo stesso, senza altre iscrizioni né vincoli.
Fare la spesa è un atto politico: scegli bene!
Con un sistema alimentare più giusto possiamo sostenere la produzione locale e i prodotti di qualità. Quella dell’alveare è un’idea innovativa e interessante che fa sì che non esistano differenze tra grandi e piccoli, ma che tutti possano partecipare.
Poter conoscere il contadino che ci consegna direttamente in mano i suoi prodotti, potergli chiedere come li ha coltivati, curati e fatti crescere; poter creare un rapporto di amicizia e rispetto, è una grande svolta per tutta l’economia. Fare la spesa in questo modo, sostenendo il territorio, diventa sul serio un atto politico. Ricordate di scegliere bene perché non c’è niente di meglio di “contadini eroi” dei paesi tuoi.
Abbiamo intervistato:
Simona Cannataro
Responsabile della Comunicazione per L’Alveare che dice Sì. 34 anni, calabrese di nascita ma piemontese d’adozione, Simona è laureata in Comunicazione e coltiva da sempre la passione per il cibo e per le tematiche ambientali.
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