La buona scuola, a casa

La buona scuola, a casa

L’esperienza diretta di famiglie che hanno scelto la via della scuola parentale per i loro figli

Intervista a Lara Strada che ha seguito Camilla e Miriam nel percorso delle medie

Dopo essere rimasta vedova, ha cercato gli strumenti per superare il dolore e per ristrutturarsi in una nuova vita e per aiutare le fglie ad affrontare le proprie sfde con la consapevolezza che la mente può diventare un’alleata in un sano rapporto con il corpo. Sostiene bambini, ragazzi e adulti nel percorso di apprendimento e nella gestione delle emozioni. Potete conoscere una parte del suo lavoro al sito: www.naturalmenteimparo.com

Ciao Lara, l’ultimo anno è stato per te molto impegnativo perché so che ti sei dedicata completamente alla formazione scolastica di tua fglia e di un’amica in home-schooling per la scuola secondaria di primo grado (Media). Puoi raccontarci perché avete fatto questa scelta?

Per quanto riguarda il mio nucleo famigliare, questa scelta ha rappresentato una risposta al continuo ammalarsi di mia figlia. Sin dalla prima elementare perdeva circa un terzo dell’anno scolastico. Ho dato lezioni private di lingue
e letteratura per una vita, quindi un po’ di esperienza con i ragazzi l’avevo, ma mi rendevo conto che con alcuni di essi non era possibile insegnare nello stesso modo in cui noi abbiamo appreso. Occorrevano altri strumenti. Ho passato alcuni anni ad acquisire nuove competenze. Occorreva interfacciarsi con la scuola e fare le corse per recuperare quanto si era perso durante la malattia, per poi non essere nemmeno gratificati per lo sforzo fatto. Non c’era tempo per un ulteriore lavoro di supporto. Mia figlia Camilla aveva, giustamente, un vero e proprio rifuto. Così, dopo alcuni anni di osservazione del fenomeno home-schooling, abbiamo deciso di percorrerlo.

Come vi siete organizzati?

Io mi occupavo dell’area umanistico-linguistica e artistica, il mio compagno della matematica. Dante, il padre dell’altra ragazza, insegnava scienze, Annarita, la madre, la grammatica italiana e mia figlia maggiore Nicole, fisarmonicista, ha continuato a insegnare musica a Camilla, mentre Miriam (l’altra ragazza) seguiva lezioni di canto con Dante.

Fare un cambio di ruolo repentino da mamma a insegnante è stato difficoltoso per te?

Non è mai facile insegnare ai propri fgli. Sarebbe meglio avere tempo per fare altri tipi di esperienze rispetto a quelle scolastiche. Eppure, io facevo da supporto quotidiano a Camilla sin dalla prima elementare, a causa del suo continuo ammalarsi e di un carico di compiti che, nel suo stato, era pesantissimo.

Il fare “scuola a casa” permette di accedere a conoscenze e apporta benefci che la scuola classica non può dare?

È chiaro che un insegnamento individualizzato comporta enormi benefici. Per incuriosire le ragazze, ho utilizzato tutti i mezzi possibili: dall’uso di flm a tema, a documentari, a romanzi storici per ragazzi, per poi tornare al libro di testo più propriamente scolastico. Abbiamo svolto un lavoro interdisciplinare, spaziando, all’interno della stessa epoca storica, dalla storia alla letteratura alla storia della musica e dell’arte, creando così una griglia di saperi collegati tra di loro, quindi più facilmente memorabili. Ho insegnato loro a creare mappe mentali coerenti e ben collegate e l’uso delle mnemotecniche per ricordare meglio il materiale appreso grazie alla memoria visiva. Inoltre, ho cercato di incuriosirle rispetto all’attualità. In che modo conoscere il passato ci aiuta a leggere il presente? Per farlo, abbiamo visitato mostre e luoghi di grande interesse.

E per la “socializzazione” come la mettiamo?


Ammalandosi in continuazione e dovendo rincorrere i compiti da recuperare, la socializzazione era quasi a zero, se non all’interno della classe, dove Camilla preferiva isolarsi o interagire con qualche insegnante durante l’intervallo. Grazie alla salute e al tempo libero ritrovato, Camilla ha potuto frequentare amici come prima non le era mai stato possibile.

Anche se la cosiddetta Scuola Parentale è sempre più diffusa in Italia immagino che non sia stato facile inizialmente far partire questo progetto. Che difficoltà hai incontrato?


Le difficoltà più importanti sono state nel comunicare la scelta alla mia famiglia. Camilla in questo è stata straordinaria. Ha preso le resistenze come una sfida, con l’atteggiamento di: “Adesso gliela faccio vedere io”. Una responsabilità che non le è calata dall’alto, ma che lei ha scelto.

Alla luce dei fatti e dopo che le ragazze hanno superato brillantemente l’esame di terza media, rifaresti questo percorso o faresti scelte diverse?


Senz’altro sì. Per la prima volta nella sua vita, Camilla ha potuto seguire due sue passioni: il cinema e il ping pong e per la prima volta ha smesso di ammalarsi. Lei che a scuola faceva spesso scena muta anche quando aveva studiato, perché – parole sue – le si annebbiava il cervello e non ricordava più niente, ha ripreso la verve e la capacità di esprimersi che mostrava sin da piccola. Ha scelto lei di iscriversi al Liceo di Scienze Umane e di proseguire il percorso all’interno della struttura scolastica tradizionale. Il fatto che si sia trattato di una sua scelta comporta una presa di responsabilità notevole per la sua vita. Vedremo, alla luce dei fatti, se questa scelta le corrisponderà veramente.
Per tutta questa esperienza ringrazio tutti i genitori del circuito di Educazione Parentale, Mimma Serra e Andrea
Guidi per le preziose informazioni, Marzia Bosoni e Alessandro Caselli per la grande generosità nel chiarire ogni dubbio organizzativo, burocratico e non solo.

Intervista ad Andrea Guidi che ha seguito Leonardo nel percorso delle medie

Dipendente di Macrolibrarsi da 17 anni al settore libreria, imprenditore di varie start up, appassionato di tutto.  Serra Domenica mamma di 3 fgli, ha gestito nel tempo diversi locali. Leonardo Guidi, 15 anni, ragazzo libero dalla nascita, gestore del sito “homeschoolingitalia.jimdo.com” e della rispettiva pagina facebook. Ha la passioni del teatro e Biolively.

Ciao Andrea, tu e tua moglie negli ultimi anni avete scelto la strada della scuola parentale per i vostri fgli. Oggi ci sono diverse “filosofe” che guidano queste scelte: homeschooling, unschooling, voi che strada avete seguito?

Leonardo, trovando molto stretta la scuola, cercava una soluzione che lo potesse soddisfare nel suo profondo essere, e da lì ci siamo imbattuti nell’educazione parentale. Ovvioche la scelta presa 4 anni fa sembrava pura follia per le persone più vicine. L’educazione parentale ci dava la possibilità di esplorare più argomenti per Leonardo in maniera tale da tirare fuori i suoi veri talenti e di svolgere nella massima tranquillità e nei suoi tempi i vari stimoli che gli venivano proposti, o lui stesso proponeva. La cosa più interessante è stata quella di non avere più orari od obblighi da seguire, se non un sano sviluppo di Leonardo come persona. Nell’ultimo anno insieme a Leonardo abbiamo poi deciso di preparare l’esame di terza media, insieme ad altri ragazzi della zona che facevano educazione parentale e la cosa si è rivelata molto semplice da portare a termine con uno studio programmato, ma senza ansie. Tenavamo al diploma perché poteva essere necessario per eventuali scelte future di mio fglio.

Molte persone vedono la scuola parentale come un ostacolo per la socializzazione. Tu cosa ne pensi?

Il percorso che ha affrontato Leonardo lo ha portato a conoscere tantissime persone con le quali ha tutt’ora dei rapporti importanti, sia con ragazzi della sua età (grazie a  tante attività svolte, tipo teatro o corsi di auto difesa) sia con persone di età diverse, tra cui imprenditori, e fgure di spicco e talento della nostra società, con le quali si è
sempre rapportato alla pari senza timori reverenziali.

Per le varie materie da insegnare vi siete fatti aiutare anche da esterni o avete fatto “tutto in casa”?

Nei primi anni non abbiamo mai pensato di insegnare le materie classiche scolastiche. La nostra intenzione è sempre stata quella di fargli trovare e provare più strade possibili affinché potesse sperimentare anche situazioni che uno studente normale non ha modo di vedere: la possibilità di scelta. L’ ultimo hanno di terza media è stato poi particolare perché siamo stati i primi in Italia a creare le coop classes (gruppi di persone che si trovano insieme per imparare) per affrontare l’esame di terza media. Per storia, geografa, motoria, musica abbiamo fatto da soli mentre per altre abbiamo avuto bisogno di un aiuto: matematica, geometria, italiano, inglese. A questo proposito non ringrazieremo mai abbastanza Marzia Bosoni e Alessandro per l’aiuto che ci hanno dato, soprattutto nell’ultimo anno, insieme ad altri ragazzi che hanno affrontato il percorso con noi.

I ragazzi erano entusiasti di questo progetto o inizialmente sono stati titubanti? E ora che il percorso è finito come si pongono di fronte alla scelta dalla scuola superiore in istituti scolastici standard?

All’inizio, quando Leonardo ha ricevuto la notizia che non sarebbe più andato a scuola, ovviamente ha fatto salti di gioia, contentissimo ed estasiato per questa nuova avventura! Ma credo che qualunque ragazzino reagisca così a questa possibilità. Attualmente mio figlio frequenta la scuola superiore con ottimi risultati, probabilmente
dovuti anche dal tipo di approccio alla scuola completamente diverso. A detta sua, però vorrebbe trovare qualcosa di alternativo e più stimolante, adatto alla sua età ma che gli permetta di conoscere persone interessanti.
Vedremo cosa ci riserva il futuro… Restiamo aperti a tutte le soluzioni!


Che consigli daresti ad altri genitori che vogliono intraprendere questa strada?

Ogni percorso è frutto di consapevolezza personale, in cui ogni persona si deve assumere le proprie responsabilità. Credo che nessuno debba delegare l’istruzione a figure non scelte dalla famiglia, perché essa incide molto sul futuro dei ragazzi. Molte persone pensano di non poter intraprendere questa strada per motivi economici o di tempo, ma se le varie famiglie con questo sogno si uniscono, si potrebbe creare un luogo dove educare i propri fgli nel modo che noi riteniamo migliore. Uno dei miei sogni nel cassetto è proprio trovare un posto dove riunire i ragazzi e delegare alle famiglie la loro educazione, sfruttando le conoscenze sia delle stesse che della comunità in generale.

 

 

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La redazione di Vivi Consapevole in Romagna.