La casa del futuro esiste già ed è autosufficiente!

La casa del futuro esiste già ed è autosufficiente!

 

Paolo Fioravanti, l’inventore che stupisce la Romagna e il mondo!

Era un pomeriggio di inizio autunno quando, camminando per le strade di Cesena, mi sono imbattuta in una vetrina particolarmente interessante.

Cesena è una città piena di sorprese, arricchita da angoli nascosti e giardini segreti ma questa volta, quello che ho visto, non ha solo riempito i miei occhi di meraviglia, ma ha acceso in me una curiosità irrefrenabile.

Dietro a quella vetrina non c’erano vestiti né prelibatezze della tradizione romagnola, non c’erano gioielli o scarpe.

C’erano disegni. Prospetti tracciati a mano di forme geometriche, fotografie e ciò di cui mi sono subito innamorata: la progettazione di quella che poteva sembrare una casa del tutto innovativa, mai vista prima. Sotto ogni disegno una firma, Paolo Fioravanti, riportata con la macchina da scrivere, nero su bianco. Quel nome era il mio indizio prezioso.

Con le nuove tecnologie non è difficile rintracciare qualcuno. Mi è bastato scrivere Paolo Fioravanti seguito da “Cesena” e subito ho trovato i suoi contatti. L’ho chiamato. Volevo saperne di più, volevo capire cosa avevo visto!

A tu per tu con Paolo Fioravanti

Uno studioso, un ricercatore, un solista con gli stessi occhi di un bambino curioso che guarda le stelle. Un solitario che segue la sua strada e non si ferma davanti a nulla.

Ecco chi è Paolo Fioravanti, l’inventore eclettico di Cesena che ho avuto l’onore di conoscere e che ha trasformato un mercoledì pomeriggio in un momento di grande emozione e scoperta. Paolo Fioravanti, classe 1957, è una delle menti brillanti che la Romagna ci regala, un uomo che esprime sin da subito quella saggezza tipica di chi ha vissuto una vita piena di esperienze e non ha mai smesso di esplorare.

Da più di 35 anni sta portando avanti un progetto con la P maiuscola, uno di quelli che quando ti ci imbatti rimani a bocca aperta.

Paolo è un falegname, diplomato Maestro d’Ascia a Recco e a Camogli per la marina mercantile, abilitato a firmare imbarcazioni fino a sei metri di lunghezza.

Un carpentiere navale rimasto affascinato dalla potenza del vento, con la passione per la moto e un grande amore per la bicicletta.

Abbiamo deciso di intervistarlo per dare voce alla sua conoscenza e alla sua idea più grande: la casa del futuro.

La storia di Paolo Fioravanti

«La mia storia – racconta Paolo – è la storia di un ragazzo nato in Romagna negli anni ’50 che, come tutti i giovani di quell’epoca, aveva la passione per le due ruote. Da adolescente ho iniziato a correre in moto, ce l’avevo nel sangue! Oggi preferisco la bicicletta e la calma delle salite romagnole. Credo che la bici sia una macchina meravigliosa: è l’unica che amplifica sette volte la potenza delle gambe. Non esiste un altro congegno simile e noi, in Romagna, abbiamo la fortuna di essere molto legati a questo prezioso mezzo di trasporto.

Ho avuto il privilegio di nascere in una famiglia di artisti, sportivi, commercianti e, in passato, sarti.

Senza accorgermene ho imparato in modo trasversale una miscellanea di nozioni. Questo mi ha permesso di sviluppare un senso estetico, una creatività, un’arte di disegnare molto pregiata. Ricordo come fosse ieri l’impegno dei miei genitori: alla fine di ogni giornata, dopo il lavoro, si sedevano accanto a me e a mia sorella e ci insegnavano l’abilità di ritagliare, incollare e fabbricare con il cartoncino. È stata un’abitudine fondamentale, che mi ha segnato nel profondo, la miccia che ha acceso la mia forte passione per la progettazione.

Quando avevo un dubbio tecnico, mio padre mi accompagnava nei laboratori di alcuni amici: meccanici, liutai e artigiani con mani maestre. Sono loro che mi hanno insegnato gli intimi segreti dell’arte. Uno dei consigli che tengo più stretto è quello dei progettisti più anziani: “Quando ti metti al tavolo da disegno – dicevano – devi sentirti vanitoso e farti guidare dalla tua autostima. Devi credere di essere l’unico in grado di portare a termine quel determinato progetto”. Sembra una cosa che suscita perplessità, ma in realtà funziona. Inizi a creare qualcosa solo quando la vedi già finita!

Tradurre la fantasia, disegnare un’idea immaginaria, prototiparla e renderla tangibile è molto complicato e complesso. La trasposizione ha tante sfaccettature. Personalmente, però, le cose difficili mi sono sempre piaciute. Questa costante sfida con me stesso, mi ha portato a creare il M.A.U.C

Che cos’è il M.A.U.C. in pratica

Il M.A.U.C., Modulo Abitativo Universale Caesenam, è un’idea dal potenziale immenso, un’invenzione che, se sfruttata, può dimostrarsi l’esempio per affinare le basi della bioedilizia.

«Il M.A.U.C. è quanto di meglio sono riuscito a escogitare nel mondo del creare – continua Paolo. L’ho fatto perché finisse nella mani giuste, quelle delle persone che puntano alla detecnologizzazione finalizzata al rispetto dell’ambiente e della natura.

Il Modulo Abitativo Universale Caesenam, chiamato così in onore della mia città, Cesena, è una casa ecologica delineata in ogni suo aspetto, dettagli compresi. Nulla è stato lasciato in sospeso. Neppure l’energia. Ho progettato una turbina ecologica a vapore, che non necessita di manutenzione. Riceve il liquido termovettore surriscaldato dai concentratori solari e, mettendo in moto il generatore, illumina la casa e dà elettricità agli elettrodomestici. Dal sole alla luce: semplice e a emissioni zero, il M.A.U.C. ha un profilo alare. Ha un’aerazione interna indotta appena percettibile, che risulta sempre confortevole e salubre, sia durante la più elevata calura estiva sia nel freddo rigido dell’inverno.

È l’unica casa pensata con l’adattamento automatico di climatizzazione in ogni stagione: il modulo ha dei flabelli, ventilatori a energia solare, che entrano in funzione grazie a un termostato intelligente. La forma ovoidale del M.A.U.C. rispetta l’estetica del paesaggio: si confonde con l’ambiente, senza deturpare. La forma del modulo si ispira alla natura, alle foglie e alle gocce d’acqua.

La creazione dalla A alla Z di questa casa avanguardistica, riflette il concetto di sostenibilità, anche per quanto riguarda i materiali con cui è costruita. Tutta la struttura è in legno e all’interno in carton cuoio, cartone alveare e carton legno che, laddove serve, viene combinata a multistrato; il modulo così risulta leggero, ben coibentato e, grazie alla climatizzazione automatica, non marcisce. È antisismico e non infiammabile: trovare la combinazione giusta per raggiungere un livello di stabilità e sicurezza eccelso era la mia priorità.

La grandezza? È alto nove metri e raggiunge i 100 mq calpestabili. Il M.A.U.C. è stato pensato per essere incastrabile, così da duplicare la sua grandezza senza problemi. Ci sono voluti 35 anni per svilupparlo ma basta un giorno per costruirlo. Il costo? Sorprendentemente basso! E nessuna spesa di progettazione: quelle le offro io! Ora serve soltanto qualcuno che decida di edificarlo e viverci».

35 anni per realizzare un’idea

«Tutto è partito quando negli anni ‘70 ho scoperto il navigare a vela. Là, circondato dal blu del mare, la natura si esprime alla sua massima potenza. Si percepisce la forza del sole e ancora di più, quella del vento.

Quando ho capito che non mi sarebbe più servito un motore per provare l’ebbrezza dell’alta velocità, l’emozione è stata fortissima. Da lì tutto è cambiato. Qualcosa si è acceso. Un’idea. L’idea! Quella che sapevo sarebbe dovuta essere il mio dono al mondo, la punta di diamante, l’apice del mio percorso professionale. Nel 1980 inizio il progetto di un edificio che funziona al 100% grazie all’energia della natura, senza bisogno di inquinare. Per ideare il M.A.U.C. 35 anni ci vogliono tutti. Devi progettare, progettare e progettare ancora.

Costruire decine e decine di modellini di tutte le grandezze per capire realmente quali sono le cause di un problema e soprattutto quali sono le sue conseguenze. Impari, di volta in volta con gli esperimenti e migliori il prospetto, sempre di più. Poi vai alla Biblioteca Civica Gambalunghiana a Rimini, a quella Classense di Ravenna, chiami l’altra parte del mondo per farti mandare i documenti necessari dai laboratori di ricerca del Massachusetts Institute of Technology di Boston e via di questo passo.

Ho passato due estati in mezzo alla natura, vivendo come il filosofo, scrittore e poeta statunitense Henry David Thoreau.

Ho abitato in un bosco compatto sotto Sorrivoli, servito da un rio. Era il posto perfetto per capire i parametri della natura, con i quali il M.A.U.C. avrebbe poi dovuto convivere. Un’esperienza necessaria per non lasciare nulla al caso e che, di riflesso, mi è servita per esplorare il profondo dei miei pensieri e delle mie idee. Oggi, nel 2016, considero il M.A.U.C. quanto di meglio, fattibile e fruibile io posso offrire alla comunità.

M.A.U.C. e CoHousing: dove ecologia, autosufficienza e umanità si incontrano

Il CoHousing è una forma di comunità che prevede la coabitazione solidale del territorio. Un piccolo quartiere, provvisto di un orto condiviso, abitato da persone che si conoscono e si rispettano. Un luogo dove dividere gli impegni e sommare le abilità di ognuno, dando vita al forte valore aggiunto che solo una collettività consapevole possiede. «La mia definizione di CoHousing è chiara, prosegue Paolo. Quattro o cinque M.A.U.C. vicini, annessi tra loro, dove è possibile creare un ecosistema domestico indipendente dalla rete pubblica, sfruttando le risorse rinnovabili. Come? Con le cosiddette batterie domestiche, sistemi di stoccaggio che permettono di accumulare l’energia.

Il M.A.U.C. è pensato per accogliere questo tipo di batteria: mediante carrucole e binari, l’accumulatore si sposta nelle quattro direzioni, riscaldando o rinfrescando l’ambiente in base alle esigenze di ogni stanza. L’energia è garantita e la casa è autosufficiente. Nel CoHousing, così come vengono addizionati i moduli abitabili, aumenta la potenza nominale dell’impianto. Si avranno quattro case efficienti, belle e sicure, alimentate da batterie ricaricabili».

Sostenibilità: adesso o mai più!

«Il progetto CoHousing M.A.U.C. è un progetto di vita vero, più facile di quanto pensiamo, se lo pensiamo insieme. È disponibile e può diventare la nuova realtà, una realtà sostenibile. Dobbiamo fermarci e pensare. Ora.

Domani potremmo non essere più in tempo. Dobbiamo capire che sostenibilità significa armonia, quell’armonia che l’uomo dovrebbe raggiungere per evitare che le nuove generazioni maledicano il mondo che gli è stato lasciato. Sarà banale, ma è vero: il futuro dipende da come ognuno di noi agisce oggi, nel presente di tutti i giorni!».

Il M.A.U.C è adatto ad ogni Paese del Mondo

Immaginate un villaggio dell’Indonesia, spesso colpito dall’alta marea. Il M.A.U.C. qui potrebbe essere una notevole soluzione preventiva. Al contrario dei bungalow, ancorati al terreno, il M.A.U.C. ha la capacità di sollevarsi, proprio come una barca e galleggiare. E tutta l’impiantistica? Fili, cavi e tubi sono riuniti in un unico passaggio, collegati all’invaso nel terreno da manicotti. Se l’acqua si alza troppo, questi manicotti vengono investiti da una ghigliottina meccanica orizzontale che li taglia. La ghigliottina fa da paratia e da quel momento il fondo è stagno, le porte sono stagne e l’acqua non entra. Non bisogna ricostruire il M.A.U.C.. Lo si riposiziona facilmente nel proprio invaso e si sostituiscono i manicotti per restituire elettricità e operatività alla casa.

Il M.A.U.C. è tutto. È qualunque cosa tu voglia farne.

Potrebbe essere la casa, l’ufficio, lo spazio del futuro.

In questa intervista però non si parla del futuro…

La sua progettazione si è conclusa nel 2016, dopo 35 anni di studio,

grazie anche alla consulenza dell’architetto Luca Fioravanti.

Il Modulo Abitativo Universale Caesenam è apparso nel suo preciso momento:

il presente!


Intervista a Paolo Fioravanti a cura di Valentina Balestri


Contatti Paolo Fioravanti

Vuoi contattare Paolo Fioravanti e avere maggiori dettagli sul progetto M.A.U.C.?

Scrivi a paolofioravanti.qnd@gmail.com oppure chiamalo al numero 333 3486951.

 

 

Dettagli La Redazione

La redazione di Vivi Consapevole in Romagna.