Le tradizioni romagnole della nascita

Le tradizioni romagnole della nascita

Miti e credenze dei romagnoli di un tempo

Un tempo, come nascevano i bambini in Romagna?

In un’epoca in cui la nascita è diventata ospedalizzata e antisettica, fa bene ricordarci quali erano le tradizioni della nostra terra e quali riti venivano compiuti prima, durante e dopo l’arrivo di una nuova vita. La nascita era vista come un rapporto tra l’uomo e la natura stessa. Una serie di rituali accompagnavano la donna sin dall’inizio della gravidanza fino alla nascita del bambino.

Rituali propiziatori alla nascita

  • Offrire a un cavallo o mulo la biada dal proprio grembiale per favorire la nascita del bimbo.
  • Come segno di continuità emotiva e generazionale, la donna incinta doveva recarsi dalla madre per ricevere pezze, fasce e copertine per il lettino.
  • La donna non doveva attraversare, camminando, briglie e corde di animali, pena il presagio di difficoltà nel parto.
  • In prossimità del parto, non si poteva tenere infilate nel dipanatoio matasse, per evitare che il nascituro avesse difficoltà nell’uscita, durante il parto.

Il parto nella tradizione

E come nascevano i bambini? Naturalmente in casa, la partoriente era circondata dalle donne di famiglia più anziane, come la madre o la nonna.

All’arrivo delle doglie, la donna doveva sedersi sull’orlo del focolare e appoggiarsi a una conocchia (strumento utilizzato per filare). Questo gesto simboleggiava la promessa di dare continuità ai lavori domestici.

Lunga e sana vita al nascituro!

Al bambino appena nato, maschio o femmina che fosse, la madre somministrava frammenti di cuore di rondine con un frutto cotto (di solito la mela). Questo rito che a noi appare bizzarro possedeva un significato energetico importante: era auspicio di forza e vigore, di buon augurio per la salute del nascituro durante la sua vita.

I neonati che venivano alla luce avvolti nel sacco amniotico godevano di maggiori favori perché considerato un segno divino. Il sacco veniva conservato per le sue virtù di guarigione. Se il bimbo era maschio, gli si ponevano in mano diversi oggetti di buon auspicio, per prepararlo al ruolo di uomo. Si tratta di oggetti di origine naturale che potessero garantirgli la virtù della guarigione da adulto: un fiore, un anello di gemma, un baco da seta per le malattie degli occhi, un tralcio di vite acceso per consentirgli di guarire gli ustionati, il giogo delle bestie per infondergli la capacità di curare gli animali.

Il grande olmo della nascita in Romagna

Nella frazione di Masiera, tra Fusignano e Bagnacavallo, lungo il Senio, si tramanda il mito dell’olmo.

Un grande e gigantesco olmo a cui si attribuivano funzioni generative.

Si narra che dal suo incavo, come dal grembo femminile, nascessero i bambini.

Il tronco era molto ampio e l’albero imponente. Tutti, grandi e piccoli, si accostavano a lui con timore e rispetto, per la sua capacità intrinseca di dare origine alla vita. Il contatto con l’ampia cavità, aperta sul fusto dell’albero, veniva evitato come fosse sacrilegio.


Scritto da Francesca Rifici

Dettagli La Redazione

La redazione di Vivi Consapevole in Romagna.