Cosa succede quando le persone si muovono tutte assieme?
Dopo una giornata intensa, trascorsa solcando le vie della Romagna con il camper dell’Italia che Cambia, nel tardo pomeriggio parcheggiamo nei pressi dei giardini pubblici di Cesena. Qui abbiamo appuntamento con Mauro Palazzi, medico e ideatore dell’iniziativa Cesena Cammina.
Di mestiere, da ormai molti anni, racconto l’Italia (e la Romagna) che cambia. Ho potuto osservare con i miei occhi centinaia di progetti fuori dal comune, ma devo dire che non mi ero mai imbattuto in un progetto di questo tipo che riscuotesse così tanto successo.
A Cesena, infatti, da diversi anni, centinaia di persone ogni settimana si ritrovano all’imbrunire per camminare (a spasso svelto!) per le vie della loro città.
Lo scopo? Contrastare la sedentarietà, socializzare e scoprire nuovi itinerari attraverso la propria città. Il progetto dei gruppi di cammino ha mosso “i primi passi” a Cesenatico nel 2007 e ha preso inizialmente il nome Cesenatico Cammina.
«Uno dei problemi più grossi che abbiamo dal punto di vista epidemiologico – ci spiega Mauro Palazzi, medico ed ideatore dell’iniziativa Cesena Cammina – è il crescente numero di malattie cronico degenerative che hanno, tra i fattori di rischio, la sedentarietà e lo scarso movimento.
La nostra società oggi è molto tecnologica, automatizzata. I ritmi di lavoro tendono a mantenere la sedentarietà».
Nasce Cesena Cammina
Da qui l’idea di organizzare delle camminate serali, aperte a tutti i cittadini con diversi itinerari nella città. «Dobbiamo aiutare le persone a conquistare questo stile di vita attivo. Lo scopo del progetto è quello di facilitare le persone, dando loro delle opportunità semplici, accessibili a tutti e piacevoli, perché dev’essere anche divertente fare delle cose per cui si sta bene”.
L’idea di per sé è semplicissima. «E questa è una cosa rivoluzionaria per la nostra società, dove si tende sempre a dare soluzioni complicate e costose». Inoltre, dal punto di vista economico è una soluzione quasi a costo zero: necessita di circa mille euro all’anno, utilizzati per acquistare materiale per le camminate o per promuovere l’iniziativa, «anche se la via migliore per diffonderla è stata il passaparola». Ecco spiegato come percepire il benessere, divertendosi.
Promuovendo la salute si è promossa anche la socialità e l’incontro tra le persone. «Se questo progetto è nato dall’idea di intervenire su un fattore di rischio per promuovere la salute, ci siamo accorti fin da subito che avevamo utilizzato una formula che aveva anche un impatto importantissimo dal punto di vista delle relazioni e della socialità».
Si è creata così una vera e propria comunità, con persone di tutte le età, dai 16 ai 90 anni.
Due terzi dei partecipanti solitamente sono donne, che di consueto hanno più difficoltà a fare attività fisica nella loro quotidianità. Le camminate hanno una durata di circa un’ora. A Cesena, in una di queste serate, hanno partecipato 1250 persone contemporaneamente.
Riscoprire la Romagna passo dopo passo
«È importante che questa attività rimanga piacevole, ripetere lo stesso itinerario è noioso». Per questo si sono creati decine di itinerari diversi. Si è andati così a scoprire angoli del territorio che non si conoscevano. In molti ringraziano, perché grazie a questo progetto hanno riscoperto la loro città. L’iniziativa si è così diffusa in tutta Italia, dalla Calabria al Trentino.
Non ci sono sponsor di alcun tipo o legami con i partiti politici. «Il messaggio politico è implicito a un tipo di camminata come questa: vuol dire fare una cosa ecologica, insieme con gli altri, riappropriandosi della propria città ritornando ad abitare nei propri spazi, spesso abbandonati. Questo è un atto politico ma non dev’essere ideologico o partitico».
Nasce la Medicina sociale
Con i fondi ricevuti sono state acquistate delle bandane o magliette, che sono state offerte ai partecipanti in cambio di un contributo che è servito a finanziare diversi progetti solidali o utili, come la clownterapia per la pediatria degli ospedali, il sostegno ai terremotati del modenese o l’acquisto di strumenti per i disabili. Questo è il senso e il modus operandi di Mauro Palazzi. «Lavoro per una medicina sociale: attenta a intervenire su determinanti sociali, come il mangiare in un certo modo o lottare contro le disparità, aiutando le persone più in difficoltà». Ad esempio, molte delle persone che hanno partecipato a Cesena Cammina, erano giovani che non avevano più i soldi per la palestra.
«Questo è un intervento di medicina sociale». Ci spiega in dettaglio la filosofia che sta dietro a questo tipo di interventi. «Nella medicina passiva, io dottore sono nell’ambulatorio e ti attendo. Questo tipo di medicina è invece pro-attiva. Vado a conoscere la comunità e cerco una terapia. Non si interviene sul singolo ma sulla popolazione».
Stile di vita e socialità
Gli chiediamo, a questo punto, qual è il prossimo “passo” per Cesena e Cesenatico Cammina. «È far sì che la gente cammini senza gli accompagnatori. L’accompagnatore è pur sempre una stampella. È utile all’inizio, ma una delle soddisfazioni più grandi è quando vediamo che un gruppo si stacca e ci dice che non camminerà più con noi. Questo è un grande risultato». Anche Mauro ha notato un incremento di interesse nella popolazione verso la sostenibilità. «Sempre più persone fanno scelte di salute. C’è un’attenzione crescente sull’alimentazione, verso prodotti a km 0 e biologici. Siamo culturalmente pronti».
I numeri dei partecipanti a Cesena Cammina sono clamorosi. «A Cesena hanno partecipato 33.000 persone in un anno, in una città di 120.000 abitanti.
Fin dall’inizio c’è stato sostegno e interesse da parte della cittadinanza, a parte “alcuni automobilisti non simpatici».
L’iniziativa è entrata, nel corso degli anni, nella cultura della città tanto che «due anni fa a Carnevale, alcuni gruppi si sono travestiti da Cesena Cammina». Alcune signore, grazie a questa attività, hanno ritrovato entusiasmo e voglia di vivere. «Sono nati anche dei matrimoni in Cesena cammina!». Mauro lo definisce come il Facebook vivente.
Il cuore della Romagna
Immancabilmente gli chiediamo di chiudere con la sua visione sul territorio romagnolo. «La Romagna che cambia è un paese che riscopre le sue tradizioni e le valorizza.
Abbiamo un grandissimo attaccamento alla nostra cultura che purtroppo con il consumismo e la globalizzazione spesso si perde. L’ospitalità, la socializzazione, la disponibilità verso gli altri, l’innovazione e la follia sono cose che dobbiamo portare ogni giorno nel nostro modo di lavorare. Sono valori – e conclude con queste parole – che ci permettono di realizzare iniziative come questa».
E allora non ci resta che continuare a camminare su questo sentiero.
Scritto da Daniel Tarozzi
Daniel Tarozzi
Mi chiamo Daniel Tarozzi, sono laureato in Scienze della Comunicazione, ho lavorato come autore televisivo, regista di documentari, videomaker e soprattutto come giornalista.
Nel 2004 ho fondato (con Francesca Giomo) un giornale web, «Terranauta», che ho diretto fino al giugno 2010 e nel settembre 2010 ho fondato (con Paolo Ermani) «Il Cambiamento» che ho diretto fino al novembre 2013. Ora sono giornalista e direttore editoriale di “Italia che Cambia”. In tutti questi anni di giornalismo sono venuto a contatto con la maggior parte delle esperienze di “cambiamento” reale che popolano l’Italia ma che non trovano spazio nei media.
Ho capito che “tocca a me” raccontarle, riunirle, confrontarle. Ed ecco che è nato il progetto di “Viaggio nell’Italia che cambia”: sette mesi in camper per incontrare “chi ha preso la propria vita in mano senza aspettare che qualcuno lo faccia al suo posto”.
Dal viaggio è nato un libro edito da Chiarelettere: Io Faccio così – Viaggio in camper nell’Italia che Cambia un documentario, un e-book con i diari dei nostri viaggi (scritto con Andrea Degl’Innocenti) e soprattutto un progetto di racconto, mappatura, valorizzazione e messa in Rete dell’Italia che cambia. Nel frattempo curo anche un blog sul «Fatto Quotidiano».
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