Piccoli boschi crescono

Piccoli boschi crescono

Piantare alberi può salvare il nostro paese (e la nostra salute)

Intervista a Enrico Massari, a cura di Valentina Balestri

In Redazione qualche tempo fa ci è arrivata una mail molto interessante che abbiamo deciso di pubblicare qui di seguito.

«Ciao, mi chiamo Enrico, sono un agronomo. Vi contatto perché mi piacerebbe condividere e diffondere l’esperienza realizzata nel mio comune, paese devastato da abbattimenti selvaggi di viali alberati a cui non è seguita alcuna sostituzione, andando contro anche ai regolamenti nazionali, e creando isole di calore irrespirabili.

Circa sette anni fa ho iniziato a piantare alberi in ogni aiuola o spazio abbandonato o in sostituzione di piante morte.

Sono sempre stato convinto che ogni cittadino possa davvero fare qualcosa per migliorare sensibilmente l’ambiente, il benessere e il clima di ogni città.

In un piccolo paese come il mio ho conteggiato che piantumando aree marginali, aiuole, piccoli cordoli, parcheggi, bordi di piste ciclabili, si può arrivare a un numero di quasi 10.000 alberi in più. Questa mia lettera vuole essere un modo per riportare la sensibilità delle persone verso un gesto semplice ma dimenticato che però può veramente migliorare la nostra quotidianità».

Visto che le parole di Enrico ci hanno colpito molto, lo abbiamo incontrato per intervistarlo.

Ciao Enrico. Raccontaci quando e come è nata in te questa volontà di “ridare una dignità” alla tua terra, ripopolandola dei suoi alberi?

Sin dall’infanzia mi sono sempre interessato di natura e vivendo in una zona rurale ho imparato ad amare il paesaggio campestre per la sua varietà e bellezza. Negli anni sono diventato un profondo studioso e osservatore dell’influenza che le piante e gli alberi, o più in generale gli ambienti naturali, donano alle zone in cui prosperano o al contrario come un territorio si impoverisce dove le piante vengono eliminate. Sviluppando questa sensibilità ho osservato anche nel mio paese, e in quelli limitrofi, come questa scarsità danneggiasse il benessere e l’ambiente con estrema rapidità.

Viali e parcheggi alberati trasformati in aree bollenti dove per transitare o sostare in estati come quelle trascorse si rischia un collasso, fossi e fiumiciattoli dove andavo a pescare pochi anni prima completamente secchi e senza più pesci o uccelli, prati pieni di varietà di erbe ridotti a campi secchi di gramigna, argini dei fumi senza più alberi a protezione solo per riuscire a tagliare l’erba con mezzi pesanti… Così circa sette anni fa ho pensato nel mio piccolo di fare qualcosa per invertire questa tendenza, per difendere come potevo ciò che è mio e di tutti.

Sono partito dalla cosa più semplice ed efficace: piantare alberi, e dato che le amministrazioni non avendo risorse non potevano fare nulla, ho deciso di farlo da solo.

Ho cominciato a seminare in vaso i primi alberelli, ho iniziato a trapiantarli in aree pubbliche vicino a casa ma lontano dalle zone di passaggio, dove sarebbero stati calpestati o tagliati.

Dopo i primi anni, con qualche errore nelle scelte delle piante e dei luoghi, che  ha abbassato la percentuale di alberi sopravvissuti, a oggi posso dire che circa 400 alberi stanno diventando ormai delle piante adulte. Piccoli boschi in crescita.

Pensate cosa si potrebbe fare se più persone cominciassero a fare lo stesso. Qualcuno potrà credere, abituati come siamo a pensare al verde soltanto dentro ai confini del nostro giardino, che ogni pianta ha bisogno di cure per crescere bene. In realtà l’unico periodo critico per la loro sopravvivenza è la prima estate che incontrano, in cui è necessario qualche apporto idrico, quando non piove per molti giorni. Successivamente però le piante autoctone (querce, olmi, aceri, salici, susini selvatici, tigli) sono così resistenti e adattabili che basta ammirarle crescere.

Se volessimo aiutarti e condividere questa buona pratica anche in altri paesi della Romagna, cosa potremmo fare?

Vorrei che diventasse più chiaro per tutti i cittadini, anche a chi del verde non ne vuole sapere nulla o non è appassionato o lo immagina solo come una tematica estetica, che la noncuranza degli alberi o la loro diminuzione rappresenta un danno serio per ogni abitante, e che volenti o nolenti anche loro ne subiranno le conseguenze. Purtroppo vedo indignazione solo per qualche buca, ma il danno sia per la salute sia economico e sociale che ne deriva, pur essendo meno percepibile nell’immediato, in realtà è molto più grande di qualche buca per strada.

Il buon esempio ha radici molto profonde.

Non si tratta di essere ecologisti o estremisti della natura, si tratta di buon senso. Forse andando a evidenziare anche economicamente il valore degli alberi, qualcosa si potrebbe smuovere. Per fare un esempio: una casa vicino a belle alberature perde dal 5 al 20% del suo valore se queste vengono rimosse, o lo acquisisce se vengono ulteriormente implementate; la stessa bolletta elettrica aumenta in assenza della funzione mitigatrice di grosse piante e potrei continuare con tanti altri esempi. Credo che si possa avere diffusione di questa pratica solamente se le persone sentono dentro di loro che è una cosa importante per la loro salute e quella degli altri, cominciando a considerare come proprio non solo il giardino di casa ma anche la natura, che è il parco a disposizione di tutti.

Qual è il futuro di questo tuo impegno? Hai pensato a un’associazione? Oppure a iniziative particolari?

Aprire un’associazione sarebbe splendido ma occorrono anche persone appassionate e motivate. Io le sto cercando.Anzi, chi fosse interessato può scrivermi a enricomassari@outlook.com

Per ora continuerò a riprodurre nuovi alberelli per continuare a piantarli perché è diventato per me quasi una pratica curativa. In passato ho organizzato alcune “Giornate dell’albero” dove sono stati messi a dimora anche 100 alberelli in un giorno e dove tantissimi bambini hanno partecipato entusiasti. Un’iniziativa particolare, piuttosto complicata da realizzare, ma molto utile sotto diversi aspetti, sarebbe quella di piantumare tutti gli svincoli delle uscite ed entrate delle autostrade della A14, dove sono presenti quelle immense aree verdi, realizzando dei veri e propri boschi composti dalle alberature tipiche di ogni area, che mutano pian piano attraversando la Romagna e l’Italia.

Da Romagnolo, come immagini una Romagna più sana, più felice?

Qualche anno fa avrei risposto che me la immaginavo come era sessant’anni fa, quando ancora aveva quelle caratteristiche rurali molto marcate in cui si viveva a stretto contatto con la natura. Oggi non lo penso più, perché credere a un passato bucolico e ideale, al “si stava meglio quando si stava peggio”, serve a poco e non so nemmeno quanto corrisponda alla realtà.

Credo invece che se la conoscenza, la sensibilità e l’esperienza degli abitanti della Romagna aumentassero anche di poco, vulcanici come siamo noi che abitiamo questo territorio e gli italiani in generale, saremmo in grado di dare il via a un effetto domino di buone pratiche in breve tempo.

Questo potrebbe di nuovo renderci unici agli occhi del mondo, un po’ come è successo in passato negli ambiti più disparati, dal turismo, all’industria, all’arte. Il mese scorso quando ho letto che in una regione dell’India migliaia di volontari hanno piantato in un giorno milioni di alberi per contrastare i cambiamenti climatici, ho gioito ma ho provato anche un po’ di invidia… Avrei voluto fossero stati i romagnoli a farlo per primi!


 

Dettagli La Redazione

La redazione di Vivi Consapevole in Romagna.